Nel 1962, quando uscirà il primo numero della rivista omonima, egli ne sarà il condirettore, impegno che manterrà sino a 1966, anno in ui avverrà il suo distaco dal Nuovo canzioniere italiano a causa di divergenze di vedute con Bosio. In quegli anni era stato un animatore instancabile delle attività del Nuovo canzoniere italiano dando un contributo sostanziali agli spettacoli "Bella ciao", " Pietà l'è morta" e alle attività editoriali del gruppo.
Dopo il 1966 Leydi intensificò la sua attività di organizzatore che comprese, fra l'altro la realizzazione della collana discografica Albatros della Vedette, in cui sono apparse alcune delle più interessanti incisioni originali e di revival di canti popolari in Italia; la cura di numerose trasmissioni radiofoniche e televisive; la consulenza delle attività di cultura della Regione Lombardia; l'organizzazione del Laboratorio d musica popolare presso l'Autunno muscale di Como; l'organizzazione del ciclo di spettacoli e seminari "Maggio popolare" al Centro di ricerca teatrale di Milano; la partecipazione a numerosi convegni e seminari; l'attività di ricercatore per conto swll'Archivio etnico linguistico musicale della Discoteca musicale di Stato. Fu incaricato di etnomusiologia presso la facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Bologna e direttore della civica scuola d'arte drammatica "Piccolo Teatro di Milano".
Leydi fu
fra i primi a introdurre la dedinizione di Folk music revival in Italia e ad aprire il dibattito sul ricalco critico, sostenendo posizioni di assoluto rigore filologico e di fedeltà agli originali. (*)
Tra i tanti musicisti legati al gruppo di Roberto Leydi si ricordano la moglie Sandra Mantovani, Glauco Sanga, Amerigo Vigliermo, Bruno Pianta, Pietro Sassu, Marcello Conati, Giorgio Vezzani, Pierluigi Navoni, Renata Meazza, Enzo Minervini, Guido Bertolotti, Remo Melloni, Stefano Cammelli e Italo Sordi. Questi ultimi, con le loro ricerche sul violino popolare in Emilia e in Lombardia, portarono un contributo decisivo alla scoperta di una grande e dimenticata tradizione strumentale popolare.
Qualche mese prima della sua morte Leidy dona l'intero archivio privato (circa 700 strumenti musicali, 6.000 dischi, 10.000 libri, 1.400 nastri magnetici) al Centro di dialettologia e etnografia di Bellinzona, in Svizzera.
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Tito Saffiotti, Enciclopedia della canzone popolare e della nuova canzone politica. Teti Editore, Milano 1978.