Si tratta di uno dei canti anarchichi più noti: una poesia che Belgrado Pedrini, anarchico carrarese, scrisse nel 1967 mentre era in galera, a Fossombrone. Il testo fu in seguito messo in musica da Paola Nicolazzi sulla base di una canzone popolare intitolata Se tu ti fai monaca.
Il Galeone è stata pubblicata, senza indicazioni di titolo, nel giornale "Presenza anarchica", a cura dei Gruppi anarchici riuniti di Massa e Carrara, supplemento quindicinale a Umanità Nova, a.I, n.1, 5 ottobre 1974.
Siamo la ciurma anemica
d'una galera infame
su cui ratta la morte
miete per lenta fame.
Mai orizzonti limpidi
schiude la nostra aurora
e sulla tolda squallida
urla la scolta ognora.
I nostri dì si involano
fra fetide carene
siam magri smunti schiavi
stretti in ferro catene.
Sorge sul mar la luna
ruotan le stelle in cielo
ma sulle nostre luci
steso è un funereo velo.
Torme di schiavi adusti
chini a gemer sul remo
spezziam queste catene
o chini a remar morremo!
Cos'è gementi schiavi
questo remar remare?
Meglio morir tra i flutti
sul biancheggiar del mare.
Remiam finché la nave
si schianti sui frangenti
alte le rossonere
fra il sibilar dei venti!
E sia pietosa coltrice
l'onda spumosa e ria
ma sorga un dì sui martiri
il sol dell'anarchia.
Su schiavi all'armi all'armi!
L'onda gorgoglia e sale
tuoni baleni e fulmini
sul galeon fatale.
Su schiavi all'armi all'armi!
Pugnam col braccio forte!
Giuriam giuriam giustizia!
O libertà o morte!
Giuriam giuriam giustizia!
O libertà o morte!