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BORIS VIAN
  Boris Vian

Vian compose le sue prime canzoni a undici anni e sempre in quel periodo, con i fratelli e gli amici organizzò un complessino dove suonava magistralmente la tromba.

Diciannovenne si recò a Parigi dove, animato da un vitalismo forsennato, fece di tutto: mentre frequentava l'Università per laurearsi in ingegneria cartaria, fondò un locale notturno che accoglieva le celebrità del mondo dell'arte, delle lettere e dell'esistenzialismo; tradusse Chandler, Strindberg e Nelson Algren; scrisse di jazz, teatro e varietà. Scrisse romanzi seri, surreali e struggenti che furono un fiasco. Lo strappacuore, La schiuma dei giorni, L'autunno a Pechino, vendettero poche centinaia di copie.

Celebrità e scandalo gli verranno invece da un breve, crudelissimo pulp a sfondo erotico, scritto per scommessa e sotto pseudonimo: J'irai cracher sur vos tombes (Sputerò sulle vostre tombe)

La mattina del 23 giugno 1959 Vian si trovava al Cinema Marbeuf in occasione della proiezione della versione cinematografica del suo controverso romanzo J'irai cracher sur vos tombes. Non era contento dell'interpretazione del suo lavoro e aveva combattuto con i produttori, denunciando pubblicamente di aver chiesto invano la rimozione del suo nome dalla pellicola.

Cinque minuti dopo l'inizio del film, pare che avesse esclamato: "Questi tizi dovrebbero essere americani?" Un attimo dopo venne colto da una crisi cardiaca.

Muore durante il trasporto all'ospedale a soli quarantanni dopo aver scritto cinquecento canzoni, una decina di romanzi, e piéces teatrali, tra cui spicca Generali a merenda.

 
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